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21 Maggio 2020 - Commenti disabilitati su 110 anni fa il Trivulzio diventava la Baggina

110 anni fa il Trivulzio diventava la Baggina

Era il 22 maggio del 1910, 110 anni fa, quando il cancello del Pio Albergo Trivulzio si apriva per accogliere i “Veggiòn” (nella foto di apertura l'inaugurazione), che - dalla storica sede di contrada della Signora, sita nell’avito palazzo del Principe Antonio Tolomeo Gallio Trivulzio - venivano accompagnati, da un popolo in festa, nella più moderna e all’avanguardia sede, sulla strada per Baggio, da cui prese l’affettuoso nome di “Baggina”, con cui ancora oggi Milano chiama il Trivulzio.

 La scelta del 22 maggio, per inaugurare la nuova sede (qui sotto il disegno del progetto), non fu certo casuale, ma volta a ricordare e rafforzare il legame con il Principe Trivulzio, che era nato infatti proprio quel giorno del 1692. Grazie alle di lui ultime volontà, con cui lasciava l’intero patrimonio all’Albergo de’ poveri, nel 1771, nasceva quel pio luogo laicale, che porterà il suo nome, per accogliere gli impotenti per età, per difetto corporale ed infermità e questi dell’uno e dell’altro sesso, come recitava il testamento del Principe, divenendo nel tempo luogo che alla vecchiaia milanese povera e onesta dona calmo e sereno il tramonto.

 Il 22 maggio di quest’anno si presenta invece assai diverso, a causa del dolore, della tristezza e dell’angoscia che ha colpito tante persone, la nostra Città, il Paese e il mondo tutto, a causa di quel virus che è entrato nella nostra vita, prendendosene un pezzo, travolgendoci e stravolgendoci, senza fermarsi davanti a nessuno.

 Può forse suonare strano celebrare oggi questa ricorrenza, visto il permanere della situazione di emergenza e di incertezza in cui ci troviamo; tuttavia crediamo che il Trivulzio - così come tutta Milano - abbia bisogno di piangere il proprio dolore, di ritrovare la propria memoria, che sappiamo essere memoria straziata, e di onorarla, con rispetto e dignità.

Per questo, ora più che mai, il Trivulzio non deve essere lasciato solo, perché ha bisogno di tutti noi: ha bisogno della nostra mano protesa nel porgere un fiore in memoria delle persone che non ci sono più, della nostra mano pronta ad accarezzare idealmente il cuore dolente dei parenti che hanno perso i propri cari senza poter donare loro l’ultima carezza, della nostra mano volta a rassicurare lo sguardo dei nostri Vecchi - segnato dagli anni e dalla solitudine, come l’abbiamo vista narrata nei quadri rappresentativi della quarta età del Morbelli, dedicati proprio agli Ospiti del Trivulzio, della nostra mano che si stringe simbolicamente per dire loro grazie a quella degli operatori sanitari e di tutti quelli che, con dedizione e professionalità, hanno silenziosamente lavorato per il bene altrui, della nostra mano generosa quanto grande è stata la generosità dei tanti volontari, che con coraggio hanno contribuito - con la loro opera - ad alleviare la nostra sofferenza.

Il Trivulzio insieme a Martinitt e Stelline è senza dubbio ancora vivo testimone di quel millenario glorioso assistenzialismo milanese in favore dei più deboli, che la nostra Città ha saputo sempre e saprà ancora portare avanti, con spirito di accoglienza e unità, tutti insieme in un cammino nuovo, che parta dal nostro cuore per raggiungere quello delle persone più fragili ed essere ogni giorno al loro fianco, perché il passato continui a parlare al presente, coniugando tradizione e innovazione.