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29 Marzo 2019 - Commenti disabilitati su La maratona artistica di Enrico per gli Amici del Trivulzio

La maratona artistica di Enrico per gli Amici del Trivulzio

La si potrebbe definire una staffetta non solo solidale, ma anche artistica, quella costituita dal 37enne gallerista milanese Enrico Motta e insieme a due 2 colleghi galleristi (Angelo Enrico e Francesco Maspes) correrà la Milano Marathon sotto le insegne degli Amici del Trivulzio. Un link nato grazie a un grande pittore italiano: Angelo Morbelli. Nel gennaio di un anno fa infatti sempre nel capoluogo lombardo è nato l’Archivio Angelo Morbelli, in occasione dei cento anni dalla morte di uno dei capiscuola del divisionismo italiano. Nel comitato scientifico, oltre a Giovanni Anzani, uno degli studiosi più autorevoli del divisionismo, sono entrati Elisabetta Chiodini, storica dell’arte specializzata in pittura italiana dell’800 e appunto Angelo Enrico e Francesco Luigi Maspes, che vedremo all’opera, in calzoncini e maglietta il prossimo 7 aprile insieme a Motta, che dell’Archivio è un appassionato collaboratore.

 

Partiamo da una curiosità: chi sarà il quarto componente della staffetta? Anche un gallerista?
No, ma è sempre del giro, è un comune amico e fa il corniciaio.

Amici nello sport, ma competitor sul lavoro…
Sì, ma questo non è un problema. In gara ci daremo una mano.

Come è nata l’idea di partecipare alla Milano Marathon?
Eravamo in Fiera tutti insieme e abbiamo visto il cartellone pubblicitario. Francesco Maspes è il più serio e il più preparato dei quattro in tema di running.  Anche a me piace correre, ma il massimo che ho fatto sono 15 chilometri. A Milano mi toccherà la prima tratta, sono 13 chilometri. Speriamo bene.

Obiettivo?
Stare comodamente sotto le 4 ore. Ce la dovremmo fare.

Veniamo ora alla domanda clou: perché avete scelto di correre proprio sotto le insegne degli Amici del Trivulzio?
Quando ci siamo iscritti, abbiamo deciso di aderire anche al Charity Program. Scorrendo l’elenco delle onlus ci siamo imbattuti negli Amici del Trivulzio ed è scoppiata la scintilla. Nella vita e nell’opera di Morbelli, il Trivulzio è stato fondamentale.

In che senso?
La Baggina è stato un luogo di ispirazione della sua pittura sociale. Morbelli fra la fine del 1800 e l’inizio del secolo successivo ha molto frequentato il Trivulzio e le sue cucine economiche. Voleva state a contatto con gli anziani e i poveri della città che poi rappresentava nelle sue opere.

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Se uno volesse vederle, queste opere?
Sino al 13 aprile le gallerie Enrico dedicano proprio la mostra “Tra Verismo e impegno sociale”, che presenta 25 dipinti, tra i più famosi realizzati dal maestro piemontese. L'ingresso, fra l'altro, è gratuito.


Per iscriversi alla Milano Matathon e avere informazioni (anche sui benefit e gadget riservati ai concorrenti)  :

Per chi invece non se la sentisse di correre in strada, ma non volesse perdere l’occasione di vincere la gara della solidarietà è possibile sostenere i progetti di Amici del Trivulzio con una donazione, anche simbolica, attraverso la  piattaforma Rete del Dono a questo link

2 Marzo 2018 - Commenti disabilitati su Biscottini: così ho portato il Trivulzio (e i suoi Amici) nel cuore di Milano

Biscottini: così ho portato il Trivulzio (e i suoi Amici) nel cuore di Milano

Aprirà martedì 6 marzo la mostra “250 anni di Trivulzio. Dall’eredità del 700 al Welfare del Futuro” che si svilupperà lungo la centralissima via Dante a Milano. L’esposizione si colloca nell’ambito delle iniziative previste per le celebrazioni dei 250 anni dalla morte del Principe Trivulzio. I pannelli ripercorrono i primi due secoli di assistenza e cura del Trivulzio e colgono le sfide del futuro. Con le sue tre residenze per anziani, a Milano e in Lombardia, le 80.000 prestazioni ambulatoriali, gli 11.000 interventi a domicilio e quasi un centinaio di collaborazioni con il territorio, tra università e organizzazioni di vario tipo, e il primo progetto sperimentale di “primo intervento geriatrico” per la popolazione anziana, il Pio Albergo rappresenta un punto di riferimento per la città. Il lavoro di curatela è stato affidato a Paolo Biscottini, docente e direttore emerito del Museo Diocesano che abbiamo intervistato proprio nei giorni che precedono l’inaugurazione ufficiale di domenica 11 marzo quando è in programma una festa musicale con la Banda de I Martinitt. La mostra chiuderà il prossimo 30 aprile.

Professore, qual è il filo rosso che tiene insieme le 30 immagini del percorso di via Dante?
La storia del Trivulzio è una storia meravigliosa, una storia che bisogna ricordare. Il filo rosso è proprio la memoria di una Milano grande, di una Milano generosa e di una Milano che riesce ancora nei tempi attuali ad essere capace di far fronte, attraverso la solidarietà, ai molteplici problemi delle fasce deboli e in questo caso degli anziani. Ma attenzione: il tema non è soltanto il Pio Albergo Trivulzio, ma ciò che il Pio Albergo Trivulzio significa.

In che senso?
Questa è un’istituzione che raccoglie in se’ anche quelle dei Martinitt e delle Stelline. Quindi originariamente il tema dell’assistenza e del soccorso agli orfani erano legati moltissimo all’aiuto agli anziani. Tutto nasce con la decisione del 1766 del principe Antonio Tolomeo Trivulzio, grande nobile milanese, che non avendo eredi decide la fondazione, all’interno del palazzo dove abitava a Milano in contrada della Signora, di un ospizio, una casa di ricovero: un Pio Albergo per quelli che allora venivano chiamati “vecchioni”, ovvero gli anziani in condizioni di indigenza. È un’iniziativa che si colloca all’interno di una concezione complessa, si potrebbe dire illuministica. Illuministica, ma anche profondamente cristiana. Che incarnava il senso ambrosiano della cura della città. Già Ambrogio come vescovo aveva importato questi temi: solidarietà, accoglienza. Così nasce il Pio Albergo e cresce. Perché non soltanto crescono i bisogni delle persone, ma perché cresce la solidarietà, cresce la capacità della città di far fronte ai bisogni. I Martinitt e le Stelline nascono diversamente, ma poi si raccolgono intorno al Pio Albergo che nel 1910 si trasferisce in quella che è la sede attuale. Si avverte l’esigenza di trasportare il tema della cura degli anziani in una struttura architettonica adeguata. Non più la casa, ma un grande complesso  all’altezza di quelle che sono le esigenze del tempo. Quell’edificio esiste ancora, nel tempo è cambiato e oggi è un centro geriatrico di eccellenza. Uno dei più importanti in Europa, in grado di far fronte alle nuove esigenze: la solidarietà nei confronti delle persone anziane diventa lentamente anche la prevenzione, la cura delle diverse patologie. Così il Trivulzio diventa anche un centro geriatrico di formazione dei geriatri del futuro.

Come avete organizzato il percorso della mostra?
Noi abbiamo raccontato questa storia attraverso le immagini, che seguono in parte uno sviluppo storico, in parte uno sviluppo tematico. Abbiamo voluto raccontare innanzitutto chi sono i Trivulzio. Una grande famiglia che ha dato tanto. Basterebbe ricordare il museo Poldi Pezzoli. Ma chi entra in Duomo non può non vedere il grande candelabro Trivulzio che è nel transetto. Chi va in corso di Porta Romana non può non vedere il mausoleo Trivulzio: quel meraviglioso edificio realizzato contiguamente alla basilica dei Santi Apostoli. I Trivulzio, che ancora oggi esistono, hanno realizzato tanto, ma la città ha saputo raccogliere questa eredità materiale e culturale e  farne una vicenda propria. I pannelli raccontano la storia dei Trivulzio, raccontano il Pio Albergo nei secoli, nel tempo. Quando per esempio diventa ospedale militare perché c’è la guerra, oppure quando diventa oggetto della grande pittura di Ortelli che rappresenta i vecchioni. Fino ad arrivare a quello che è oggi: un centro di eccellenza geriatrica.

Nel quale opera il comitato degli Amici del Trivulzio al quale avete voluto dedicare due pannelli. Perché?
Gli Amici sono persone che si dedicano con un impegno vero e reale all’assistenza. Sono un pezzo importante del sistema Trivulzio. In particolare portano avanti due progetti che abbiamo voluto valorizzare: Adotta un Nonno e Digital Trivulzio. Il tema di Adotta un Nonno è un tema molto bello. Non tutti gli anziani possono o vogliono essere ricoverati. Alcuni sono in condizioni per cui riescono ancora a vivere a casa propria, però c’è la necessità di un’assistenza, ovvero che qualcuno vada a casa loro per controllare, per dargli una mano. Facendosi carico di questo bisogno gli Amici assicurano al Trivulzio l’interazione col territorio, fattore davvero decisivo. Poi ci sono le iniziative che gli Amici fanno per mantenere gli anziani i più vivaci, vitali e inseriti il meglio possibile nella contemporaneità. Mi riferisco a Digital Trivulzio, il corso che hanno organizzato per abituare gli anziani all’uso del computer e per farli “entrare” nel mondo di internet e nel mondo digitale. Credo che sia un’iniziativa di grandissimo valore, perché gli anziani che si trovano a contatto con la tecnologia si appassionano e questo gli aiuta a non sentirsi staccati dal tempo che vivono oltre a dare loro la possibilità di comunicare con figli e parenti in modo più rapido, continuo e diretto.

Cosa sorprenderà maggiormente il pubblico?
Il fatto che sotto il cielo di Milano, per citare il titolo di un pannello, non ci siano soltanto le guglie del Duomo, ma ci sono anche queste presenze grandiose e di generosità e operosità che ritroviamo nel Pio Albergo Trivulzio. Questa urgenza di una Milano grande, generosa e buona credo che sia il segno che lascia nell’animo di chi percorrerà via Dante nelle prossime settimane.