17 Febbraio 2017 - Commenti disabilitati su Oltre le frontiere del digital divide: intervista a Pierlorenzo Castrovinci

Oltre le frontiere del digital divide: intervista a Pierlorenzo Castrovinci

Classe 1955, Pierlorenzo Castrovinci è un informatico professionista da oltre quarant’anni e si occupa di formazione dal 1982. Approda a Internet dagli albori della sua evoluzione in Italia (1993), è tra i primi Registrar accreditati e progetta e sviluppa siti e applicazioni web. Professore Tecnico a Contratto per diverse Università, è Presidente del Consorzio AIPNET, è stato Coordinatore per la Lombardia di AIP e poi Presidente del Collegio dei Probiviri per due mandati triennali consecutivi, nei primi anni Duemila dà vita al progetto “Minori e consapevolezza”, è fondatore di CoderDojo Arese. Tra i suoi molti impegni, è Coordinatore Regionale per la Lombardia di Informatici Senza Frontiere Onlus, partner di Amici del Trivulzio Onlus per il progetto Digital Trivulzio, che ha lo scopo di portare l’informatica agli ospiti del PAT insegnando loro l’uso di pc, smartphone e tablet.

Qual è stato il vostro ruolo nella realizzazione del progetto Digital Trivulzio?

Fin dall’inizio Informatici Senza Frontiere ha suggerito, proposto, motivato, caldeggiato… È stata una bellissima esperienza far nascere un progetto di tale ampiezza, intendo ampiezza sia di contenuti che di durata. Ci basavamo sulle nostre molte esperienze precedenti per valutare necessità e aspettative, confrontandole rispetto alle possibilità reali. Presentavamo le nostre idee – che sgorgavano impetuose come nostro solito, e come sempre avviene quando si lavora con passione – e le esaminavamo, singolarmente e nel complesso, con Amici del Trivulzio Onlus e con i dirigenti del Pio Albergo Trivulzio, in uno spirito di fattiva collaborazione che ci ha portati a questi risultati in tempi davvero ridotti, considerato il rilievo degli obiettivi che ci siamo posti e che – uno per uno – si stanno raggiungendo. Possiamo dire che il progetto è nato con le idee di ISF, ma si è potuto concretizzarle solo grazie al lavoro, alla passione e alla competenza di tutti i partner coinvolti.

In che modo secondo te questo progetto può migliorare la vita degli ospiti del Pio Albergo Trivulzio?

Contrastare il divario digitale è sicuramente il cardine dell’intero progetto. E per contrastare il digital divide attualmente diffuso fra gli ospiti della struttura, principio che combacia perfettamente con la missione di ISF, il progetto si propone di realizzare opere strutturali, culturali e formative tali da permettere progressivamente l’utilizzo di Internet a tutti gli Ospiti del Trivulzio, ai parenti e ai visitatori, migliorando le possibilità di partecipazione alla vita attiva, favorendo lo scambio intergenerazionale e creando occasioni di incontro con la cittadinanza. L’idea di offrire l’attività dei nostri volontari in questo progetto a lungo termine ci ha riempito di gioia e ci sprona a dedicare il nostro tempo a queste persone meravigliose, gli Ospiti del PAT, che si sono dimostrate pronte a rimettersi in gioco con entusiasmo e grande determinazione. Daremo loro una mano sul piano tecnico e formativo, certo, e ancor più offriremo loro la vicinanza che “scalda il cuore”, ma sono sicuro che riceveremo da loro molto più di quanto riusciremo a donare.

In un mondo in continua evoluzione, in che modo l’alfabetizzazione digitale può diventare uno strumento di inclusione sociale?

Il fenomenale sviluppo tecnologico che stiamo vivendo ci sta accompagnando rapidamente, prepotentemente e senza soluzione di continuità in un periodo di profonda evoluzione e mutazione, una rivoluzione epocale verso una vera e propria nuova era, la “Connected Era”, dove tutti (e tutto) sono connessi a tutti (e tutto). In questi anni Internet ha subito profonde mutazioni: originariamente concepito come strumento per visualizzare documenti ipertestuali statici (1.0, static web), solo in seguito è approdato a documenti dinamici grazie all’integrazione con banche dati (1.5) e poi all’editing di contenuti anche per utenti non esperti (2.0, dinamic web); negli anni si è arrivati a connettere in modo automatico i contenuti (3.0, semantic web) e da qualche anno a connettere in modo automatizzato e “trasparente” le persone e gli oggetti sulla base delle attività che stanno svolgendo (4.0, web ubiquitous). In questo scenario, non padroneggiare almeno gli strumenti fondamentali dell’informatica è sicuramente un grave fattore di divario digitale per colmare il quale – o almeno ridurlo – l’alfabetizzazione digitale è determinante quanto indispensabile affinché le potenzialità offerte dalle nuove tecnologie diventino un’opportunità di partecipazione e sviluppo per tutti e non un nuovo elemento di emarginazione.

Nata nel 2005, Informatici senza frontiere Onlus ha già 10 sezioni regionali. Qual è la vostra mission?

Come detto, Informatici Senza Frontiere lavora per colmare il divario digitale e così favorire un processo di crescita, individuale e di gruppo, che porti ciascuno ad appropriarsi consapevolmente delle proprie potenzialità attraverso le conoscenze e le tecnologie informatiche. Per la disabilità (utilizziamo la nostra competenza e la nostra inventiva per aiutare a superare barriere attraverso la tecnologia); per la conoscenza (realizziamo progetti e corsi di alfabetizzazione informatica e percorsi informativi o formativi per garantire l’accesso alla conoscenza e l’uso consapevole degli strumenti); per lo sviluppo (collaboriamo con ONG e ONLUS per realizzare progetti informatici in Paesi in via di sviluppo). Sono davvero tanti i progetti che in questi anni ci hanno impegnato, e ne siamo lieti e orgogliosi; desidero ricordarne solo alcuni: “Open Hospital”, un progetto open source che supporta tutte le attività di gestione di un ospedale, dall’accettazione e triage alla dimissione, dalle cartelle cliniche alla gestione del magazzino; ISA (“I Speak Again”), un comunicatore open source che consente di “parlare”, tramite sintesi vocale, grazie ad un sistema di puntamento hardware in grado di rilevare il movimento del viso o delle pupille; IMA (“I Move Again”), estensione di ISA, permette di muovere la sedia mediante il solo movimento della pupilla, in modo da restituire una mobilità autonoma alle persone impossibilitate alla motricità ed alla parola; “Strillone”, un’applicazione che consente alle persone non vedenti o con gravi problemi di visione di sfogliare e ascoltare le notizie di interesse del proprio quotidiano preferito mediante la sintesi vocale, utilizzando semplicemente i quattro angoli dello schermo; “Sensoltre”, il primo percorso multisensoriale al buio tra quadri tattili con l’ausilio della tecnologia NFC (prossimità), grazie al quale Arte, Musica e Tecnologia si fondono in uno stesso momento, creando una nuova emozionante realtà espositiva; e molto altro. Sì, molto altro, con tanto “cuore” dentro: tanti interventi formativi, organizzativi o di assistenza informatica (scuole, carceri, immigrati, rifugiati, ragazzi di strada, anziani, disabili, bambini, aree terremotate…).

Published by: Stefano Arduini in Storie

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