3 Febbraio 2018 - Commenti disabilitati su Luigi Ferrari: il Panettone d’Oro? Un riconoscimento che ci dà la spinta a fare ancora di più

Luigi Ferrari: il Panettone d’Oro? Un riconoscimento che ci dà la spinta a fare ancora di più

Il 2018 degli Amici del Trivulzio è partito col piede giusto. A meno di due anni dalla costituzione dell’associazione sabato 3 febbraio il presidente Luigi Ferrari ha ritirato la menzione speciale del premio alla virtù civica Panettone d’Oro. L’occasione giusta per fare il punto con il presidente sui progetti che si svilupperanno nel corso dell’anno.

Presidente innanzitutto un breve identikit suo e dell’associazione…
Io ho 73 anni, quattro figlie, sono originario di Stradella, nella mia vita mi sono occupato di ricerche di mercato. Sono fra i fondatori di Slow Food. Le mie passioni? Sono sommelier e un discreto giocatore di bridge agonistico. L’Associazione Amici del Trivulzio nasce a metà del 2016 con l’obiettivo di migliorare la vita delle circa mille pazienti che ogni giorno sono ospitati e transitano nelle strutture del Pio Albergo Trivulzio. Non solo. L’altro target che ci siamo dati è quello di contribuire ad aumentare il numero  e la qualità dei servizi di tutte quelle persone anziane che vivono nel quartiere dove sorge il Pio Albergo, questo nell’ottica di aumentare le relazioni fra il dentro e il fuori, con vantaggi reciproci.

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In che senso?
Prima di fondare gli Amici ho curato un’analisi sulla percezione del Trivulzio. Proprio da quella ricerca emergeva l’opportunità di creare una associazione che affiancasse la struttura medico assistenziale del Pat ideando iniziative che insistessero sull’area “soft” della mente e delle relazioni, con l’obiettivo di migliorare la qualità della vita degli ospiti compatibilmente con le loro condizioni di età e di salute. Quest’area è fondamentale per vivere al meglio, ma spesso è considerata di secondo piano rispetto alla assistenza medica.

 Nella motivazione del Panettone d’Oro si parla di “encomiabile attenzione che si manifesta sia con iniziative che allietano le giornate quando gli ospiti sono ricoverate nelle strutture del Trivulzio, sia nel supportarli successivamente quando usufruiscono dell’assistenza domiciliare". A cosa si riferisce?
Sono due i progetti che hanno caratterizzato la nostra attività in questo anno e mezzo. Il primo si chiama Digital Trivulzio e consiste in un pacchetto di corsi di formazione digitale sia per gli ospiti sia per gli esterni. Lo gestiamo grazie al supporto di Informatici senza frontiere. Attualmente è in corso la seconda edizione che vede la partecipazione di 30 ospiti interni e 25 esterni. Il secondo progetto si chiama invece Adotta un Nonno. Si tratta di un servizio di assistenza domiciliare che offriamo a 10 anziani insieme alla cooperativa sociale Eureka!.

Come vi sostenete?
Attraverso la sottoscrizione di quote associative, il 5 per mille e la raccolta fondi. La quota associativa per i singoli “costa” 100 euro l’anno. Gli enti, come per esempio la Fondazione Floriani, versano invece una quota di 500 euro. Per tutte le informazioni del caso è possibile rivolgersi alla nostra Elena Capri, che cura tutta la parte organizzativa. Qui i suoi recapiti: info@amicideltrivulzio.it, oppure: 02-4029664 e 340-4661880

Quali sono i progetti che avete in cantiere per quest’anno?
Innanzitutto la conferma di Digital Trivulzio e Adotta un Nonno, che vorremmo sviluppare e far crescere. Per la parte Digital, oltre ai 40 pc donati da UniCredit con cui facciamo il corso, stiamo definendo il posizionamento di computer fissi all’interno del Pat in modo che gli ospiti possano utilizzarli anche al di fuori del corso. Col Pat stiamo poi lavorando affinché la struttura possa essere dotato del wi-fi. In rampa di lancio abbiamo infine la costituzione di gruppi di lettura e di un panel di conversazione sull’astrologia.

Infine un’ultima domanda, come si immagina l’associazione fra 5 anni?
Un obiettivo è quello di trasformarci in fondazione, una forma giuridica più “solida” e strutturata rispetto a quella dell’associazione. Vorrebbe dire aver messo davvero radici. Se ci riusciremo o meno dipenderà in larga misura dalla nostra capacità di migliorare la vita degli ospiti del Pat e degli anziani del nostro quartiere di riferimento. E quindi anche dalla nostra capacità di convincere i donatori che un euro investito nell’attività degli Amici è un euro che incide realmente sulla qualità delle vita dei nostri beneficiari.

 

 

Published by: Stefano Arduini in News

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