11 Aprile 2020 - Commenti disabilitati su La vicinanza degli Amici del Trivulzio agli ospiti e ai loro familiari

La vicinanza degli Amici del Trivulzio agli ospiti e ai loro familiari

"Come presidente di Amici del Trivulzio, in questo giorno per noi speciale, il mio reverente pensiero va - in primo luogo - alle persone che hanno perso la propria vita in questi mesi, con un particolare ricordo per gli Ospiti del Pio Albergo Trivulzio, cui ci lega un sentimento profondo. Voglio altresì esprimere il mio cordoglio ed essere vicino ai familiari per il dolore che stanno provando per non essere più insieme ai loro cari e per non aver potuto dare loro un ultimo saluto. Credo che sia un sentimento condiviso, dire grazie di cuore a quanti - con professionalità e dedizione - hanno prestato la propria opera in questo difficile momento“. Sono questi i sentimenti del presidente Marco Zanobio e di tutti i volontari e i soci del Comitato degli Amici del Trivulzio.

Perché oggi per Amici del Trivulzio è un giorno speciale?
L’11 aprile di quattro anni fa, facevamo nascere Amici del Trivulzio onlus, spinti da quello spirito di solidarietà ed accoglienza che contraddistingue la nostra città, con l’obiettivo di prenderci cura degli Ospiti del Pio Albergo Trivulzio, con progetti e iniziative per donare loro, tutti i giorni, un giorno migliore. E tanti devo dire sono stati i progetti e le attività che abbiamo promosso, così come molte sono le idee in cantiere, anche in questa fase di emergenza. In noi però oggi c’è un profondo senso di tristezza e amarezza per quanto sta succedendo, dopo che da quasi due mesi ci accompagnano dolore, angoscia e paura, anche se contrapposti a una grande forza di reagire e di stare uniti, animati da solidarietà e desiderio di uscire da questa situazione che ha investito la nostra città, la nostra regione, il nostro Paese e il mondo intero, segnando in modo profondo le nostre vite.

La deflagrazione della pandemia, anche all’interno delle strutture del Trivulzio, sta mettendo a durissima prova gli anziani ospiti e tutto il personale medico e paramedico...
Sì, i numeri e le notizie, che da diverso tempo ci arrivano in modo dirompente, ci confermano che siamo di fronte ad una situazione complicata, sotto molti punti di vista, dove gli scenari sono mutati anche rapidamente, in un’evoluzione troppo spesso imprevedibile nei modi e nei tempi. In questi ultimi giorni poi, l’attenzione di tutti si è rivolta a una realtà a noi molto cara, il nostro Pio Albergo Trivulzio, un simbolo della nostra Milano e a molte RSA, da sempre luoghi di fragilità, acuita ancor più dall’onda pandemica, che tutto e tutti travolge, coinvolgendo - non va dimenticato - sostanzialmente tutte le strutture della Regione e non solo.

Presidente, cosa si sente di dire in questo momento a proposito dell’attenzione che sta coinvolgendo il Trivulzio?
Mi lasci prima osservare come il Pio Albergo Trivulzio sia sempre oggetto di attenzione per il ruolo fondamentale, che svolge all’interno della città e - da un certo punto di vista - a livello nazionale, trattandosi del più grande polo geriatrico italiano. Però la tendenza è parlare del Trivulzio solo per le negatività, mentre credo sia giusto ricordare che in questi ultimi cinque anni, sotto le direttive del consiglio d’indirizzo (oggi uscente) guidato sapientemente dal presidente Maurizio Carrara, le direzioni generali che si sono succedute, in un percorso ancora in atto, al Trivulzio hanno fatto un grande lavoro per risanare l’Istituto dal punto di vista economico e finanziario, dando sempre massima trasparenza alle decisioni assunte.

Oggi ci troviamo ad affrontare una situazione veramente complicata e di una portata immensa. Parlare di RSA e di anziani, delle difficoltà per chi è ricoverato ma anche per chi è nelle proprie case non è certamente facile: le notizie che vengono rappresentate evidenziano una situazione difficile e impegnativa, indicano che sono state fatte scelte e che forse se ne potevano fare altre. Non lo so, con il senno del poi, tutto può sembrare più semplice da affrontare ma - quando ci si trova a dover prendere una decisione - la scelta viene assunta con le informazioni, le indicazioni e gli strumenti a disposizione in quel momento, per di più davanti a qualcosa di sconosciuto, di cui nessuno sapeva ed immaginava la violenza che potesse avere. Abbiamo visto d’altra parte come, nonostante che avessero davanti agli occhi l’esperienza di quanto accaduto in Italia, anche altri Paesi, europei e non solo, siano stati a loro volta travolti e messi a dura prova.

Ha la sensazione che le cose potessero essere gestite diversamente?
Non ho le competenze per valutare cosa in quei frangenti si dovesse/potesse fare e non voglio esprimere giudizi. Credo ci siano tanti fattori da conoscere e considerare, prima di potersi esprimere su cosa intraprendere in quelle situazioni. D’altra parte non ho neppure motivo per ritenere che non siano stati via via adottati i protocolli di prevenzione sanitaria, formulati dalle competenti superiori autorità sanitarie. Lasciamo comunque che siano le Commissioni designate e l’autorità giudiziaria, con i rispettivi ruoli, a svolgere le necessarie indagini ispettive e a condurre le inchieste, certi dell’equilibrio di valutazione che avranno di fronte agli elementi e alle circostanze, che dovranno esaminare. Il momento è difficile e doloroso per tutti quanti sono coinvolti.

L’auspicio, credo di poterlo dire a nome di tutti, è che di fronte al dramma della morte, si possa arrivare in tempi ragionevolmente brevi, nonostante le complessità, a conoscere gli esiti di questa attività, senza però che tutto si trasformi in una mera conflittualità “politica”, come già sembra trasparire leggendo i giornali, che - oserei dire - sarebbe controproducente in questo momento, ancora emergenziale: i milanesi, gli italiani non lo meriterebbero, dopo questa grande sofferenza e sarebbe forse il peggior modo per rendere onore a chi ha perso la vita e per essere vicini a chi sta soffrendo per non aver potuto dare un’ultima carezza, un ultimo bacio ai propri cari, nonché a quanti hanno contribuito con il proprio lavoro a tenere testa alla violenza pandemica.

Lei conosce bene il Trivulzio e la sua storia. Come ne usciremo?
Il Trivulzio ha 250 anni alle spalle, è passato attraverso tante situazioni difficili fra cui le guerre e anche la “spagnola”, oltre eventi che nell’ultimo trentennio hanno minato la credibilità e l’eccellenza di questa storica istituzione milanese. Oggi siamo di fronte ad una pandemia e molti utilizzano terminologie di guerra. Dovremo partire da li, tenendo conto delle diverse fasi da affrontare e mettendo al centro di ogni intervento la persona. Credo, in primo luogo, che si debba considerare il fatto che siamo ancora in emergenza, il lockdown è ancora in atto e il percorso di uscita non è ancora disegnato. Nel brevissimo, come suggerito da Luca Degani (presidente Uneba Lombardia), in un’intervista al mensile Vita, massima deve essere l’attenzione proprio verso le RSA e gli anziani, concentrando ogni sforzo possibile per garantire ogni necessaria dotazione, in termini di professionalità e di strumenti, ove eventualmente mancanti.

Nel breve occorrerà individuare percorsi che consentano di ritornare ad una graduale normalità, considerando anche gli anziani che sono nelle proprie case e sfruttando le nuove tecnologie. Penso ad esempio all’introduzione di servizi di telemedicina, con cui monitorare a distanza la salute delle persone, in una cooperazione fra paziente, medico di base e medico specialista. È un tema su cui - come Amici del Trivulzio - stiamo ragionando: basti pensare che attorno agli ambulatori specialistici del Trivulzio gravitano oltre 10.000 anziani, che oggi - per le limitazioni esistenti - non possono accedervi. Dobbiamo altresì rammentare che in una città come Milano le persone over 65 sono quasi un quarto della popolazione e gli ultra settantacinquenni circa il 13% dei cittadini. Diverso è invece un percorso di lungo periodo. Forse si dovrà ripensare e ridisegnare l’attuale modello sanitario, in modo da favorire e rafforzare anche la presenza sul territorio, in un sistema ricco di grandi eccellenze, come è stato dimostrato in questi mesi, pur con le difficoltà che il sistema ha dovuto affrontare, di fronte alla violenza inaudita della pandemia. Una cosa però mi sento di dire, così come ci siamo rialzati dopo l’ultima guerra mondiale, io credo che dovremo prendere spunto da quanto fu fatto in quella circostanza, partendo dall’agire uniti, così come fecero i nostri avi: sarebbe il gesto più bello che possiamo fare, segno che la loro morte è stata per noi di grande insegnamento.

E questo atteggiamento di unità e condivisione, credo dovrà accompagnarci anche come Amici del Trivulzio, per continuare ad essere vicini agli ospiti del Trivulzio, con quello spirito di generosità e dedizione che sempre ci ha animato e che, come non mai, dobbiamo portare avanti, nel ricordo di chi non è più con noi. Non sarà semplice, ma insieme - come molte volte abbiamo sentito e letto in questi giorni - ce la faremo.

Qual è il pensiero con cui vorrebbe chiudere queste sue considerazioni?
Concludo, permettendomi di rivolgere un invito a tutta la città e a tutti i milanesi perché si stringano in un abbraccio - oggi necessariamente simbolico, ma in futuro con gesti concreti - agli Ospiti del Pio Albergo Trivulzio e ai nostri Anziani, per non lasciarli soli, mettendo a disposizione ogni possibile fattivo strumento per la loro tutela, così da portare loro rispetto e riconoscenza per quanto ci hanno dato e perché continuino ad essere - per noi - di esempio e stimolo nel coniugare il dare e il fare, che sono simbolo dello spirito milanese.

Published by: Stefano Arduini in anziani, coronavirus, News, Trivulzio

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