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18 Marzo 2021 - Commenti disabilitati su Gli Amici del Trivulzio, il Covid e la staffetta partigiana

Gli Amici del Trivulzio, il Covid e la staffetta partigiana

Nella prima Giornata nazionale in memoria delle Vittime del Covid, il 18 marzo, presso il Pio Albergo Trivulzio, è stata vaccinata la signora Laura Wronowski, 97 anni, staffetta partigiana. Tutto ciò è stato possibile grazie alla disponibilità della direzione del Pio Albergo Trivulzio e degli operatori dell’Istituto, che hanno accolto la richiesta avanzata dalla fondazione da Amici del Trivulzio.

“Leggendo la notizia apparsa su La Repubblica martedì scorso, in cui veniva segnalata la situazione della signora Laura che - dopo un mese dalla prenotazione - non aveva avuto ancora alcuna risposta” racconta Marco Zanobio, presidente di Fondazione Amici del Trivulzio, “ho desiderato verificare se per il Pio Albergo Trivulzio fosse possibile prendere in carico la signora e procedere alla sua vaccinazione”. Avuto il via libera del Trivulzio, risultando la signora Laura nell’elenco delle persone da sottoporre a vaccinazione, continua Zanobio, “insieme a Barbara Caimi, responsabile dell’unità vaccinale del Trivulzio, abbiamo chiamato il figlio della signora Wronowski per comunicare la bella notizia e, verificate le disponibilità, fissare l’appuntamento per la prima inoculazione del vaccino avvenuta proprio oggi”. “Che tutto ciò sia successo proprio nel giorno della ricorrenza dei 160 anni dall’Unità d’Italia, credo sia un gesto di profonda riconoscenza verso la signora Laura, una persona straordinaria, come mi ha scritto Roberto Cenati, presidente dell’Anpi provinciale di Milano, per ringraziarmi per il bellissimo gesto”. “Un dono”, aggiunge Zanobio, “in segno di gratitudine per la sua lunga vita dedicata alla nostra libertà”. “La signora Wronowski è infatti simbolo di quell’Italia che, grazie all’opera di tante persone, ha saputo ritrovare la libertà. Ora è nostro dovere ricambiare il dono che tutti noi abbiamo ricevuto”, ha detto Zanobio in un’intervista a Repubblica in un pezzo firmato da Zita Dazzi.

Amici del Trivulzio desidera che questo gesto simbolico diventi anche una sorta di esortazione alle Istituzioni tutte, perché diano concretezza a quel cambio di passo, che il generale Francesco Paolo Figliuolo ha chiesto per consentire di raggiungere gli obiettivi del nuovo piano vaccinale. “So che non sarà facile e che sarà richiesto uno sforzo immane a tutti, alle istituzioni, agli operatori, alle forze dell’ordine, ai volontari, alla complessa macchina del piano vaccinale, ma anche a noi cittadini, che - con pazienza, rispetto e semplicità, come il nostro Presidente Mattarella ha saputo dimostrare attendendo il suo turno - potremo accedere alla vaccinazione. È il momento di mettere da parte le polemiche, i privilegi, le critiche non costruttive e tutti insieme stare uniti per agire per un obiettivo condiviso: ritornare alla normalità, probabilmente nuova, ma sicuramente da tutti noi voluta. Affidiamoci alle indicazioni degli studiosi e degli scienziati, che vedono nella vaccinazione il possibile strumento per uscire da questa situazione, che ha travolto e stravolto la vita di tutti noi, portandosi via tante persone a noi care.”, riflette il presidente degli Amici.

Che poi chiosa, ripensando alla vicenda della signora Laura: “Ancora una volta, possiamo dire che, grazie alla sensibilità e alla dedizione degli Operatori del Pio Albergo Trivulzio, cui va la mia più sentita riconoscenza, la rete della solidarietà ambrosiana compie un gesto di rispetto e vicinanza alle persone più fragili”.

In foto Laura Wronowski subito dopo la vaccinazione, con lo staff medico, la responsabile del piano vaccinale del Pat Barbara Caimi,  il figlio e il presidente di Amici del Trivulzio Marco Zanobio

2 Novembre 2020 - Commenti disabilitati su Attilio Busolin: “Vi racconto perché ho messo la mascherina alle statue di Milano”

Attilio Busolin: “Vi racconto perché ho messo la mascherina alle statue di Milano”

“L’idea di questo libro nacque dopo che il 22 marzo, quasi per caso, tracciai di getto uno schizzo della nostra cara Madonnina del Duomo che rappresentai con quella mascherina chirurgica che, in quei giorni, facevamo tutti tanta fatica a trovare. Da lì, ogni sera, quasi come un fioretto da terminare l’ultimo giorno di lockdown cercavo, insieme a Marco e Giovanni - pungoli costanti - un simbolo, una statua della nostra Milano, dalle più conosciute alle meno note che potesse trasferire le sensazioni personali e gli stati d’animo di quel periodo, come se fossero dei custodi mascherati che vigilano su di noi, sulla nostra città e sui suoi valori. Questi schizzi rappresentano il nostro essere, i sentimenti e lo spirito di quei giorni, nella grafica e nei colori, nei materiali prima scarsi e poi ritrovati, nella stanchezza di quelle serate”. Così Attilio Busolin spiega come è nata l’idea di “Nel contagio il cuore di Milano” un libricino originale, solidale e pieno di passione per Milano, per la sua gente e per la sua storia. Un libro lungo 43 giorni, i giorni del primo lockdown: una statua per ogni giorno.

Busolin è un dirigente di banca (“oltre che un alpino e  grande appassionato di Telemark”, tiene a precisare). Nella sua vita professionale (“che da sempre assorbe gran parte del mio tempo”) si occupa di finanza per le imprese per un importante istituto di credito italiano. Questo dalle otto del mattino alle otto di sera. Nelle sere di quelle settimane così straordinarie e tragiche è riemersa la sua vecchia passione: quella delle vignette e dell’illustrazione (in casa e fra gli amici, tra cui Marco Zanobio e Giovanni Colombo, “i pungoli costanti” di cui sopra, le sue moleskine con gli appunti e i disegni di viaggio sono un must). I proventi del libro, che sarà presentato a Book City (14 novembre ore 15,30), saranno destinati alle attività a favore degli anziani di Milano promosse da Amici del Trivulzio onlus.

La Madonnina, simbolo universale di Milano e la mascherina chirurgica, simbolo altrettanto universale della pandemia, ma anche della resistenza contro questo terribile virus. Partiamo da qui.

Come le è venuta in mente di “mascherare” la Madonnina?
Ho visto una mia vecchia foto sulla i-Pad della Madonnina e sono partito. Era il 22 marzo. Non mi sono più fermato, sino alla fine del blocco. E oltre alla mascherina ho introdotto un altro elemento fisso: i colori della bandiera italiana. Per dire che Milano e l’Italia erano una cosa sola, un’unica comunità sofferente, ma unita contro il virus.

 

43 statue, quali quelle a cui è più affezionato?
La Madonnina sicuramente, la prima e penso anche la meglio riuscita. Poi mi piace il Vittorio Emanuele, l’espressione del cavallo è realistica. Anche il Pegaso, la Terza giornata (qui in sotto) e Garibaldi funzionano bene. Credo.

Non solo personaggio milanesi o italiani, per esempio c’è anche un Nelson Mandela…
Essere accogliente, generosa e aperta al mondo è nel dna di Milano. Nella serie non potevano mancare gradi personaggi a cui la nostra città ha dedicato un monumento. Ma la vignetta di Mandela obiettivamente non è granché. Quel verde c’entra poco.

Eppure ha deciso di pubblicarla lo stesso, perché?
Ho tenuto tutto. E poi per tanti giorni ho dovuto lavorare con i gessetti e i pennarelli che avevo in casa. All’inizio per esempio non trovavo gli acquarelli. E questo ha inciso sulla qualità del disegno. Queste sono vignette figlie di quel momento. Belle o brutte che siano hanno un’anima, raccontano un sentimento, un momento unico

Cosa rappresenta per lei Milano?
Come si evince dal cognome io vengo da fuori, metà trentino e metà veneto. Ma come è successo a tanti Milano mi ha dato la possibilità di realizzarmi dal punto di vista professionale e umano. Questo libro per me è anche un modo per riconoscere gratitudine verso la mia città. I fondi che raccoglieremo serviranno a rendere migliore la vita a tanti anziani di Milano. La fascia di popolazione che più sta soffrendo gli effetti della pandemia.

Ora però ci risiamo, le toccherà allungare la serie delle statue mascherate…
Me lo hanno chiesto. Vediamo se trovo l’ispirazione, ci potrei pensare. Come abbiamo scritto nella conclusione del libro “gli accadimenti sembrano riportarci indietro nel tempo, al lockdown di primavera, quando tutto sembrava sospeso. Continuiamo quindi ad agire con responsabilità, rispetto e pazienza, animati da un sentimento fraterno. Ormai abbiamo capito che nessuno si salva da solo”. Infine mi lasci fare un sentito ringraziamento all’amico Cesare Moroni di  Moroni Editore e Edizioni Heimat che  ci sta aiutando veramente tanto, e con il cuore in mano,  in questo progetto”

Il libro “Nel contagio, il cuore di Milano” può essere richiesto ad Amici del Trivulzio onlus (info@amicideltrivulzio.it) oppure attraverso il sito di Moroni Editore (https://www.moronieditore.it/). Le donazioni raccolte contribuiranno a sostenere le attività solidali di Amici del Trivulzio a favore degli anziani di Milano.